Venne
fondata all’inizio dell’XI secolo dalla famiglia Attoni-Alberici-Gozoni come
monastero privato. L’abbazia costituì il centro di rinascita della zona e la
sua importanza crebbe con il tempo, come attestano le numerose significative
donazioni di terreni ricevute, superiori a qualsiasi altra abbazia della
Vallesina.
Fu
edificata sulla riva sinistra del fiume Esino, lungo la via Flanbenga(come veniva chiamata nel Medioevo la parallela alla
via Flaminia). Nel 1219 l’abbazia venne chiamata Molie S. Mariae plani: questa prima denominazione si tramanda nel
tempo con pochi cambiamenti sino al secolo XIV ed allude alle molie,
l’antica zona paludosa che si estendeva lungo l’Esino ancora all’inizio
del secolo XIII (di qui l’attuale nome della località, Moie). Il termine planum,
inoltre, stava ad indicare la zona pianeggiante in cui era situata. In seguito
ebbe iniziò
la fase di decadenza, i monaci vi rimasero sin al 1456; fece seguito un lungo
periodo di abbandono. Nel 1464, con bolla
di Callisto III l’abbazia venne assegnata al Capitolo della Cattedrale di Jesi,
assicurando la presenza di “un sacerdote per cura d’anime”. Per il medesimo fu costruita
un’abitazione sopra l’atrio della chiesa, con conseguente grave deturpazione
della facciata. Il 1° gennaio del 1600, il vescovo Marco Agrippa Danini elevò
a parrocchia la Chiesa S. Maria delle Moie, decretando definitivamente la fine
dell’abbazia benedettina. Gli
elementi architettonici più interessanti della chiesa, edificata in pietra
arenaria, sono le absidi e soprattutto la pianta a croce greca inscritta,
altomedievale, secondo una tipologia che si ricollega ad altri edifici diffusi
in Italia (i riferimenti sono a San
Claudio al Chienti, Santa Maria di Portonovo, Sant’Urbano in Apiro o, per
la facciata, alla Cattedrale di Bobbio e
San Giacomo a Como).
L’Abbazia
di Santa Maria delle Moie è inserita negli itinerari giubilari delle Marche
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